Uno dei primi libri che ho letto e studiato in questo macro-ambito di indagine che cade sotto il nome di Arcano è Le dee dentro la donna di Jean S. Bolen. L’autrice è una psicoanalista junghiana che nel 1984 utilizza il mito per analizzare la psicologia delle donne (e qualche anno dopo dell’uomo con il libro gemello Gli dei dentro l’uomo).
Bolen parte da una prospettiva femminista offrendo, attraverso le dee dell’Olimpo greco (a loro volta frammentazione della Grande Dea Madre), diversi modelli archetipici in cui le donne possono rispecchiarsi, e che le donne psicologicamente incarnano, muovendosi tra l’una e l’altra durante il corso della loro vita.
La conoscenza delle dee che abitano le donne è una nuova terra di scoperta per approfondire la conoscenza della psicologia femminile. Quando la donna sa quali dee sono presenti in lei come forze dominanti, impara a conoscere la forza di certi istinti, le sue priorità e capacità, le possibilità di trovare il senso di sé attraverso scelte che altri possono non incoraggiare.
J.S. Bolen - Le dee dentro la donna - Astrolabio
È a partire da questo libro, integrandolo poi con letture altre, successive, a volte anche in contrasto spero, che cercherò da qui in poi di tratteggiare alcune figure archetipiche che possono essere associate ai diversi segni in cui si trova la luna nuova, mese dopo mese. È un’operazione per certi versi arbitraria e che rischia di appoggiarsi troppo a sistemi culturali che non mi appartengono, quindi cercherò di limitarmi a rappresentazioni archetipiche che sento vicine, per vicinanza di immaginario, costruito negli anni.
La stagione dell’Ariete sta ormai per giungere al termine, e a questo segno si associano caratteristiche di determinazione, impulsività, capacità di dare inizio alle cose, aggressività. Il pianeta protettore del segno è Marte, dio della Guerra. Ed è quindi la guerriera la figura archetipica che incarna maggiormente le energie di questo periodo dell’anno.
Facile fare parallelismi geopolitici, superfluo e superficiale. Sprono tutti a cercare di rimanere nel nostro, nel pensare a come incarniamo queste energie nel bene e nel male.
Quando ci sentiamo combattivi? Quando esageriamo con la rabbia? Quando la reprimiamo? Quando faremmo bene a esprimerla, perché può essere motore di cambiamento?
Personalmente nel mese che sta per chiudersi (manca ancora una settimana, però, occhio!) mi sono ritrovata più volte ad avere a che fare con la rabbia, la mia e quella dell’altro. Io ho un rapporto molto poco sviluppato con la rabbia: quando ero ragazzina ero succube di quella di mio padre, l’unico in famiglia capace di esprimere questa emozione; e l’unico modo in cui riuscivo a esprimerla era non esprimendola e difendendo i miei confini (motivo principe psicologicamente della rabbia, chiaro campanello di allarme che qualcuno li ha valicati) scappando.
Con il tempo, ho capito che questa era una delle caratteristiche della femminilità come si esprime nella nostra società: le donne non sono culturalmente educate a esprimere la rabbia, che viene repressa o al massimo espressa attraverso il pianto.
Anche nella mitologia greco-romana, le dee guerriere sono dee minori: Eris - sorella di Marte - viene raccontata come Dea della discordia, un po’ una rompiscatole infida che semina zizzania, a confronto del fratello più maestoso che fa a tutti gli effetti parte dei principali dei dell’Olimpo.
Andrebbe quindi recuperata un’altra dea, competitiva e potente, quella che Bolen racconta come “l’archetipo del femminismo”, dea capace di combattere per quello in cui crede e di portare con sé le sue sorelle: Artemide, dea della caccia e della luna, a cui Bolen dedicherà un nuovo e intero libro nel 2014.