Torniamo ai fondamentali. Una cosa che ho imparato di questo percorso e mi piace particolarmente, perché destruttura quasi quarant’anni di insegnamenti altri (ognuno avrà le sue tempistiche), è che la conoscenza che ricerco io è a spirale, non lineare. So che ci è stato insegnato il contrario, che il sapere umano progredisce continuamente, ma la mia esperienza personale è che ci sia un continuo tornare sugli stessi passi, sugli stessi temi, e che sia l’esperienza che a ogni giro ci portiamo dietro che ci permette di capire meglio o di più o più a fondo di quello che ci capita.
Qualche anno fa e per qualche anno ho seguito una coach, ai tempi abbastanza famosa. Poi mi sono distaccata da quel contesto, perché mi sembrava che i contenuti del coaching fossero velocemente e facilmente assimilabili e che tutto il resto - quello che mi teneva legata - fosse in realtà il bisogno di questa coach di continuare ad avere un flusso di soldi in entrata. Non rinnego quel periodo, che mi ha insegnato parecchie cose e forse in primis proprio a liberarmi di una visione della conoscenza esageratamente accademica e ingessata, ma sono contenta di essermi liberata delle pastoie più manipolatorie di quella esperienza, delle possibile derive settarie di quell’ambiente (se volete approfondire, io ho trovato molto interessanti alcune puntate di Love Bombing, un podcast di Roberta Lippi e anche il profilo di Eva Collins che destruttura la deriva del coaching in USA: è un discorso lungo, che magari farò in un’altra newsletter ma che ha a che fare anche con differenze strutturale dell’organizzazione del lavoro - BUON PRIMO MAGGIO!!! - tra USA e Italia).
A ogni modo, quella coach una volta mi disse che io ero difficilmente “coachabile” (e purtroppo penso che un sinonimo di quello che voleva dire in quel frangente fosse “influenzabile”) perché funzionavo “a spirale”. Sul momento l’avevo vissuta male, perché mi sembrava che non mi apprezzasse e non mi volesse più sotto la sua ala protettrice, ma ora penso che quello sia stato un momento di autenticità in cui mi diceva che non ero “materiale adatto” per lei perché non riusciva a prendermi, perché funzionavo in un modo che lei non riusciva a controllare. È da quando ho capito questa cosa che apprezzo molto di più il significato della conoscenza a spirale, che è tipica anche dei percorsi di stregheria: affronti un argomento, affronti un momento esistenziale, affronti un periodo dell’anno e della ruota, sapendo che tornerai ad affrontarlo l’anno successivo, ma non sarai semplicemente nello stesso punto della ruota o del cerchio, non sarà l’eterno ritorno dell’uguale, perché tu sarai diversa e porterai con te la conoscenza e le esperienze che hai acquisito nel frattempo. Sarai nello stesso punto del cerchio, ma più alto o più in basso, nella classica forma della spirale. Del resto, non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume.
Quando ero ragazza, la spirale era lo scarabocchio che facevo più spesso sui pezzi di carta. Avevo anche ideato un disegno che mi rappresentava e partiva dalla spirale, e lo avevo disegnato sul muro della mia camera. Lo scarabocchio è poi a volte diventato quello dell’infinito, altre quello di un cuore stilizzato, ma il simbolo della spirale mi è sempre rimasto caro.
Vi lascio qui una pagina che raccoglie alcuni significati e usi nel tempo del simbolo spirale.
E quindi, questa storia sulla spirale è per dirvi due cose:
che io procedo in questo modo, quindi è molto difficile che io riesca a seguire i piani contenutistici che mi autoimpongo, perché mentre studio finisco per seguire le mie strade,
(e più importante) penso che ognuno dovrebbe seguire questa modalità, per non affezionarsi a idee e rendersi conto più avanti che non sono le sue, che è stato influenzato; per continuare ad avere uno sguardo libero sulla conoscenza, perché i percorsi da seguire sono infiniti e non esiste un’autorità in materia. La tensione ad arrivare alla verità è per me lodevole, ma è sano vederlo come un percorso continuo e una meta mai raggiunta, in questo sono fondamentalmente socratica.
Seguire la ruota e documentarla è un modo per fare divinazione sul passato. Se anno dopo anno registriamo come ci siamo in un determinato momento, possiamo poi seguire gli indizi per capire quanto e se temporanee sono le nostre emozioni, quanto seguono un disegno, che magari non dettagliatamente come su una mappa ingegneristica, ma - a spirale - può permetterci di capire cosa torna, cosa rimane, cosa si trasforma dentro di noi.
Oggi è Beltane. In realtà questa festa pagana viene festeggiata dal tramonto del 30 aprile fino al tramonto del primo maggio.
Sono anni che cerco di festeggiare queste feste e di riscoprire il loro significato anche nella nostra tradizione, dove oggi è Calendimaggio.
Su questo tentativo di onorare queste celebrazioni mi viene da confessare un imbarazzo che sconfina nella vergogna a tratti.
Il perché ho voglia di farlo l’ho già detto in qualche puntata precedente di questa newsletter: mi serve per cercare di accostarmi a cicli che esulano da quello puramente produttivo e “avanti tutta”, ricostruire un legame con la natura e con i cicli di luce e buio che hanno un notevole impatto su quelli del mio corpo.
Ma, la mia difficoltà è che queste pratiche vengono viste come assolutamente irrazionali (e fin qui posso farmene una ragione: fa parte del pensiero a spirale non essere rigidamente razionale, e questo può anche essere un modo per allontanarsi dagli aspetti più retrivi del cartesianesimo - la nascita di uno stretto dualismo mente/materia - e del cristianesimo - l’alternarsi di luce e buio che diventa una lotta tra bene e male) e soprattutto che tutto quello che è tradizione popolare è stata, soprattutto durante il Novecento, associata - perché inglobata e traviata - a movimenti politici che si muovono in direzione opposta a me (riflettevo sull’ab-uso delle rune da parte del regime nazista, per esempio, uno strumento da cui proprio per questo mi sono sempre tenuta alla larga, ma che so che ha una tradizione antica, che da quel regime è stata usurpata).
Eppure sapere che Beltane era una festa del fuoco, che festeggiava l’arrivo della primavera, mi aiuta a riconoscere il cambio di temperature di questo periodo, che mi sembra di primavera più piena, dopo il freddo delle ultime settimane, con il calore che arriva a lambire le sere, e le giornate più luminose e leggere. E allora assumono un significato ulteriore anche i fuochi accesi proprio in questi giorni nei frutteti trentini, a difesa degli alberi di melo dal freddo improvviso, ma che in qualche modo richiamano anche gli antichi fuochi che celebravano Flora, dea che proteggeva la fioritura degli alberi da frutto. E sapere che astronomicamente questa data è contrapposta alla notte delle Streghe del I novembre, aiuta a capire perché anche oggi sia un giorno importante per le streghe, perché tutto si tiene da una parte e dall’altra.
Ci sarebbero altre simbologie associate a Beltane, che spero di riuscire a toccare più avanti, anche nella sua declinazione di mese di Maia, dea del risveglio della natura in Primavera, così simile ad Afrodite per molti aspetti, e a Venere, protettrice del mese e del segno del Toro.
Ci sarà tempo. Intanto aprile, così faticoso, è andato, e maggio si annuncia più solido e limpido.